venerdì 17 ottobre 2014

Giorgina Busca Gernetti

ALLORA VIDI IL MARE


Era per me l’infanzia favolosa,
culla di miti eterni,
di visioni ideali che s’imprimono
per sempre in fondo all’animo.

Allora vidi il mare!

Immenso lago senza fine azzurro
che con l’azzurro del cielo s’abbraccia
nel lontano orizzonte indistinguibile.
Vidi a riva il miracolo dell’onda:
la spuma citerèa
le adornava la cresta e si scioglieva
nel suo infrangersi dolce sulla rena
e nel ritrarsi lento verso un’altra
piccola cresta azzurra bianco-ornata.
Il lago immenso respirava torpido
ansimando, lentamente gonfiando
la sua cèrula massa.
Nasceva un dolce senso di vertigine
in me, che solo i fiumi conoscevo
e i laghi, di cui vedi l’altra sponda.

Nella mia prima infanzia sognatrice
il mare fu il più grande e sacro mito
che s’imprimesse a fondo nella mente
e nell’animo, pregno
per sempre del suo fascino immortale.
Appresi l’arte di fendere l’acqua,
di lottare vincente contro l’onde,
d’allontanarmi dalla riva, osando
nuotare verso il mobile orizzonte.
Nacque un amore profondo, perenne
per l’amico, il fratello, il padre, il mostro
incattivito di furia e marosi,
il dio dei miti d’Odisseo, d’Enea,
di Giàsone e dei nobili Argonauti,
la culla della nostra civiltà.


Giorgina Busca Gernetti



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