ALLORA
VIDI IL MARE
Era per me
l’infanzia favolosa,
culla di miti
eterni,
di visioni
ideali che s’imprimono
per sempre in
fondo all’animo.
Allora vidi il
mare!
Immenso lago
senza fine azzurro
che con
l’azzurro del cielo s’abbraccia
nel lontano
orizzonte indistinguibile.
Vidi a riva il
miracolo dell’onda:
la spuma
citerèa
le adornava la
cresta e si scioglieva
nel suo
infrangersi dolce sulla rena
e nel ritrarsi
lento verso un’altra
piccola cresta
azzurra bianco-ornata.
Il lago immenso
respirava torpido
ansimando,
lentamente gonfiando
la sua cèrula
massa.
Nasceva un
dolce senso di vertigine
in me, che solo
i fiumi conoscevo
e i laghi, di
cui vedi l’altra sponda.
Nella mia prima
infanzia sognatrice
il mare fu il
più grande e sacro mito
che
s’imprimesse a fondo nella mente
e nell’animo,
pregno
per sempre del
suo fascino immortale.
Appresi l’arte
di fendere l’acqua,
di lottare
vincente contro l’onde,
d’allontanarmi
dalla riva, osando
nuotare verso
il mobile orizzonte.
Nacque un amore
profondo, perenne
per l’amico,
il fratello, il padre, il mostro
incattivito di
furia e marosi,
il dio dei miti
d’Odisseo, d’Enea,
di Giàsone e
dei nobili Argonauti,
la culla della
nostra civiltà.
Giorgina
Busca Gernetti
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