Quando mi
dicesti: sei nata qui, sotto la tempesta
di sfere
aderenti,
nella mammella dai grandi occhi neri, neri
di pietra
e vetro -
vestita di pianura - io ero seduta fuori, qui fuori.
L’ombra tagliava le
parole e il colle nella punta dello spillo
lì, nel mio Atlantico
innaturale e ingannevole,
dentro il blu intenso.
I sintomi della nuova
estensione non pensavano alla morte
ma al cuore bianco, ai
segni dell’amore che ogni volta accade
essenziale, irregolare e
malgrado il fondo
identifica la venatura di
un sussulto.
Misuriamo la pena e i
ghirigori sbiaditi tra i piedi:
il mare esplora le figure
sospese
nelle branchie dei
pesciolini e non li tralascia.
Avevo la gonna bagnata,
appesantita,
pendeva di lato, girava
nella corrente, si distendeva
sono così quando mi
arrendo.
Sono nata qui, in questa
trasparenza, un raggio,
un’acqua chiara, un
midollo, una sorgente,
una valle intera, una
discesa di ore
che ritorna, una tregua.
Risalgo adesso rivolta
d’aria.
Rita
Pacilio
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