venerdì 17 ottobre 2014

Gabriele Pepe

NEL SOGNO DELL’ACQUARIO

Per decenza stemperato
Da umidità fangose frastornato
In acque consone all’acqua che scorre

E si rincorre per fiumi e fiumiciattoli
In stillicidio risorgendo del mio fluire
Polla e sorgente d’una madre madida che all’infinito

Le proprie impermeabili doglianze gocciola
Figliolanze di liquida matrice che dall’utero spugnoso
Strizzate colano tutte le realtà freatiche

E in queste acque come fitti banchi
Di pesce atto a dislocarsi tra limo e sale
Con pinne eclettiche e branchie prenatali

Scivolare sorretto dalle spine e avvolto dalle squame
Ricavando dal moto contingente l’unica
Risorsa disponibile fino al secco della riva

Sabbiosa meta, ultima dimora
Eternità concreta che il corpo rassicura
E tutta l’anima dissecca sulla lisca




Gabriele Pepe


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