venerdì 17 ottobre 2014

Narda Fattori

Di acqua e cemento

Piovve che era già aprile
e subito il sole si bevve pozzanghere
rigagnoli e fossati le rane migrarono
una notte a balzi in gran silenzio
sapemmo che qualcosa era morto
l’élan vital le grandi onde d’erba alla brezza
l’armonia vagabonda delle nuvole chiare.

Un aquilone precipitò sulla punta
di un cipresso maciullando il corpo
e le lunghe code ad anello multicolori
presagio? profezia per sordi? miraggio?

Avevamo perduto la meta e il futuro.

Sudavo e il raffreddore mescolava
mocci e sale salviette a pacchi
per detergere tutta l’acqua dentro
che premeva da ogni poro fuori

ricordammo risa e chitarrate
ma si era stonati e fuori tempo
anche le corde delle chitarre avevano
chiavi rotte senza presa una pena

volavano piume come muta d’uccello

l’acqua era limpida ma impastava
sabbia e ghiaia per altro cemento
che brucava la pelle della dita e il cielo.


Narda Fattori

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