da Sulla
bocca di tutti (Crocetti,
2010)
Vita
Felix
Immaginavamo
navi
come
le stimmate del mare – immaginavamo navi
come
steli di fiori marini e vette
di
mare in terra – immaginavamo il rumore dell’isola, il mare che
batteva come una fontana
alta
e la terra era impregnata e dolce
e
senza dolore – e certamente questo immaginare
era
tornare
al
paradiso per la strada aperta
dalle
parole e i corpi
si
muovevano tenui e disumani come se il mondo dovesse ancora venire. Se
tu parlavi io vedevo l’isola
dove
i morti chiariscono
corpi
fatti di rami e fili d’erba,
stanno
seduti con il sole in faccia sulla piccola costruzione del molo.
Falde di luce che perfezioniamo.
Se
tu parlavi io vedevo l’isola
con
il giallo sferzante delle ginestre, l’attracco
silenzioso
delle barche, la piazzetta in cemento, i cubi bianchi
dove
siedono parallele le nostre figure
con
occhi carichi di sguardo umano
e
gli affetti lasciati nelle case
come
una foce dimenticata.
Siamo
una compagine di vento
un
canneto di carne lapidata
un
fluttuare canoro di risorti
che
perdono
lacrime
dall’occhio
interno
perché
il vento deve restare vento
e
la cenere cenere fino alla fine del mondo
perché
questo lasciare che accada
è
più dell’amore, questo dire
chi
deve andare vada.
Roma,
26 febbraio 2009
Maria Grazia Calandrone
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