Ci
s’era messo con ostinazione,
non
per seguirne le volute o registrare
i
guizzi dei pesci, ma soltanto per poter ascoltare
le
parole segrete che lo sciabordare mandava
in
direzioni diverse.
Messaggi?
E
perché molte parole andavano verso le stelle
e
altre verso la terra e altre verso i venti?
I
segreti dell’acqua non avevano tregua: da nord a sud
dal
mare ai canali, dalle nuvole ai laghi, ai fiumi
era
un ininterrotto dire e ridire, e nelle lingue più diverse,
tanto
che alcuni poeti, come lui, ormai facevano a gara
per
capire il linguaggio dell’acqua, per sentirne lo scroscio,
avvistare
la divinità e l’eternità.
Le
fattezze di lei,
le
sue mani e i suoi occhi di chimera.
Così
stava ore e ore, giorni interi, lunghe nottate
con
le orecchie tese, con l’anima all’erta e a ogni
plaf
pam,
lulf,
s’illudeva
e rideva felice e fibrillante.
Subito
dopo lo stesso plaf, lo stesso pam, lo stesso lulf
riferivano
altro e poi altro.
Acqua
perfida e dispettosa, acqua vigliacca, acqua inaffidabile,
maligna,
perversa, cattiva, scellerata.
Si
tuffava per possederla, la beveva, la osannava,
la
idolatrava nonostante…
Acqua
dal canto guasto, dal sapore di morte.
Tutto
questo perché sapeva che l’acqua era il suo cuore
e
che lei soltanto dall’acqua avrebbe potuto resuscitare.
Dante Maffia
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