giovedì 16 ottobre 2014

Dante Maffia

Ci s’era messo con ostinazione,
non per seguirne le volute o registrare
i guizzi dei pesci, ma soltanto per poter ascoltare
le parole segrete che lo sciabordare mandava
in direzioni diverse.
Messaggi?
E perché molte parole andavano verso le stelle
e altre verso la terra e altre verso i venti?
I segreti dell’acqua non avevano tregua: da nord a sud
dal mare ai canali, dalle nuvole ai laghi, ai fiumi
era un ininterrotto dire e ridire, e nelle lingue più diverse,
tanto che alcuni poeti, come lui, ormai facevano a gara
per capire il linguaggio dell’acqua, per sentirne lo scroscio,
avvistare la divinità e l’eternità.
Le fattezze di lei,
le sue mani e i suoi occhi di chimera.
Così stava ore e ore, giorni interi, lunghe nottate
con le orecchie tese, con l’anima all’erta e a ogni
plaf
pam,
lulf,
s’illudeva e rideva felice e fibrillante.
Subito dopo lo stesso plaf, lo stesso pam, lo stesso lulf
riferivano altro e poi altro.
Acqua perfida e dispettosa, acqua vigliacca, acqua inaffidabile,
maligna, perversa, cattiva, scellerata.
Si tuffava per possederla, la beveva, la osannava,
la idolatrava nonostante…
Acqua dal canto guasto, dal sapore di morte.
Tutto questo perché sapeva che l’acqua era il suo cuore
e che lei soltanto dall’acqua avrebbe potuto resuscitare.



Dante Maffia

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