MISTERO
DELL’ACQUA
Una saetta squassa d’acqua
e fuoco
i giorni miei scomodi che
attendono
la pioggia sana e dolce:
galleggiano dispersi
dentro un golfo di cielo
stemperato
sconosciuto alle mappe.
Non più il tennis a
cavallo di cascate
quel liquido pattinare tra
arcipelaghi:
dentro la capsula di questo
panorama fragile
- sfocato insulso indegno di aggettivi –
adesso il lupo contro il
lupo
l’aquila strangolata dal
verme
rostri di gallo roventi
nel calice delicato della
gola, nel ventre.
Adesso che avevo imparato
la vita
- e quindi apprendendo la morte –
le lente operazioni che
sono proprie al fiume
le sue chiuse, non mi è
concessa più
la libertà del gioco
sveglio
di passo in passo al laccio
prezioso e severo
di quella volontà che non
fa salti.
Irresponsabile di me stesso
non sono più sabbia nella
corrente,
immota addormentata al
fondo,
ma una pietra trascinata.
I naufraghi nel fiume
sono in più grave stato
di quelli persi in mare?
Carmelo Giummo
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