Il
nuotatore
Sull’orlo
di ottobre nuotare sul dorso.
Concentrare
su un labile confine il gesto perentorio.
Il
sole è uno schiaffo buono e l’acqua
è
il libro su cui portare il segno con il dito.
La
riva diventa un canto di sirene, una paura
che
tira il nuotatore da una parte. Ma è una festa
del
coraggio spingersi nella bocca dei pesci, nel colore
viola
delle meduse traballanti, nella pancia liquida
come
un rettile luminoso di muscoli e di respiro,
vaporoso
d’aria, straniero, scrittore di un alfabeto
del
corpo, riassunto di stagioni e di schiume,
confusione
e rinascita, comunione e antico
terrore.
Il nuotatore succhia con gli occhi il cielo.
Il
cuore indaffarato. Le braccia incontrano l’autunno.
Non
esiste futuro. C’è un’attuale solitudine,
la
vertigine del mare che ti spinge a cantare.
Paolo
Polvani
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