giovedì 16 ottobre 2014

Lucetta Frisa

Lucetta Frisa

Passeggiata
Un po’agitato il mare. Traffico sulla strada.
Suoni odori immagini in sequenza
vorrei metterli in fila come a scriverle.
Mi guardo in giro. Sono in vacanza.
Mi siedo su una panchina.
Che ci sto a fare qui?
Mi alzo e costeggio il mare.
Le passeggiate sono preghiere
sospiri e passi girano intorno a casa
e all’orizzonte.
Riposo l’occhio sul marciapiede.
Le linee grigie vanno verso il nero
il nero ripassa sopra il grigio.
L’hanno rifatto da poco
sembra carta da pacchi, liscia.
Nessuna ispirazione:
solo facce livide su questo schermo basso.
Recito la Malinconia in un paesaggio di pietra.
Il vuoto tra stomaco e testa
devo riempirlo con qualche bel pensiero non umano
se io adesso sono
quello che non c’è più.
L’infinito dov’è? -
pare ci sia solo il finito.
Il cervello si è inventato tutto.

Un piccione traballante traversa il mio inferno.
Il suo occhio rosso vede il futuro
saetta parziale non distratta dallo spazio.
Che ci sto a fare qui?
Riordinerò la casa e i miei minuti
scriverò poesie come fosse l’ultima
Il est temps que chacun se souvienne
d’une autre histoire que la sienne
la mémoire s’en va comme le sang
à quoi bon ce que l’on a su
perché non hanno senso le emozioni
mai l’hanno avuto
se non per chi nasce la prima volta.
Pazienza occorre pazienza
entra nei pori mentre respiro a passi lenti
mi ossigena piedi e cervello la pazienza -
è la misura giusta?

Il piccione non mi guarda: nella rétina
tiene il suo mondo perfetto che gli basta.
Ma la sua luce è diversa dalla mia?

La mia passeggiata com’è tranquilla
vicino al mare tranquillo il mio respiro
la mia coscienza tranquilla e infelice.
Saluto i conoscenti con la mano.

Ciao. Che stai facendo qui?

Ammazzo il tempo
con le frasi pensate
da questa panchina davanti al mare.
Se questa passeggiata torna a capo
e nell’acqua marina vedo
una sagoma che mi somiglia
sono dentro una sfera il mondo
è una rotonda lacrima uno specchio
concavo dappertutto e non c’è scampo.
Mais le regard
est l’eau
où le monde
se noie
et
nous
avons
soif
dans la lumière.
Ora con chi sto camminando? con mia madre
e tutti i morti amati e i vivi
così lontani
coi ricordi di chi cammina
di chi ha già camminato
possedendo il respiro perdendolo
a ogni passo.
Torno a sedermi sulla panchina:
un ragazzo, il cellulare, due donne litigano.
Mi nascondo nel buio degli occhiali:
c’è chi si ferma e guarda in controluce.
Ma ecco un cane e il mio polso ha una fitta -
Tout à coup son enfance est à côté de lui
comme un petit chien
et la vieille envie de pleurer à cause
des questions sans réponse

Mi alzo e vado al bar: caffè ristretto
niente latte e una striscia di luce
sulle mie spalle e sulle bottiglie in fila
davanti a me e sul viso del barista
e di sua figlia dagli occhi cattivi
su quelli vuoti dei tossici delle vecchie sfatte
e sulla mia tazzina la stessa luce.
Riattraverso la strada e mi affaccio.
Mi guarda un folle che si crede Dio
un ex capitano parla di certe ostriche
un nero con le borsette impreca e contratta
tre sudamericane ridono come galline.
Il mare mi piace di fronte.
La tua vita correva verso il mare mi hai detto
ti sei fermata sulla riva a guardarla.
Ma io non sono un’isola
nei confini dei versi separata
da acqua e terraferma
ma lentamente l’orizzonte intorno
riduce la vita a poco o la spalanca.
Fino a che punto la solitudine è nostra
o condivisa in un giorno di luce?
Today the air is clear of everything
It has no knowledge except of nothingness
And it flows over us without meanings,
As if none of us had ever been here before...
Eppure i miei occhi sanno unire
uomini e cose:
le emozioni alla spiaggia
le onde alle case dipinte.
Perderò tutto se li chiudo.
Ad occhi aperti se ne vanno le idee
intorno alle cose ma non le cose
forse si vedranno come sono
scontornate nella materia
si stanno già sfacendo senza di me.
Come varcare la riva
che separa il mare dal mare?
So che non siete altro da me
eppure tutto il mondo è me senza di me
ditemi che per tornare c’è la strada:
The palm of the end of the mind,
beyond the last thought, rises
in the bronze decor,
a gold-feathered bird
sings in the palm, without human meaning,
without human feeling, a foreign song...
Plus de présence exacte d’identité
Vado a spasso
padrona solo di queste ossa che mi diedero
padre e madre e neppure
le parole e i pensieri sono miei.
Chi sono io quando cammino ?
Chi sono io quando taccio o dormo?
For me, always
the delight is the surprise.
Trovarmi viva al mattino e al pomeriggio
viva alla sera e alla notte
è la sorpresa degli occhi
quando si guardano in giro.
Genova mia di sasso. Iride. Aria.
Parfois
pétrifié par le mystère
parfois pareil à lui
plein d’une transparente
poussière
parfois
personne.
Un temperamento forse assurdo fu
sempre di me a farsi meraviglia
del mondo, del suo strepito, del nulla.

E io in cosa credo? Agli angeli no. Solo
a dei ritmi ventosi a dei ritmi…

Devo tornare a casa a fermare queste parole.




Nota.
In Passeggiata i versi francesi sono di Bernard Noël, gli inglesi di Wallace Stevens, la strofa Genova mia di sasso. Iride. Aria è di Giorgio Caproni, le strofa successiva è di Nicola Ghiglione. Tutte le citazioni sono riportate in corsivo.





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