Per
mare, per sirene
1.
“Lago
del cor”, morte per acqua, per consunzione
verso
il navigare lieto e struggente, il colare a picco
per
gorghi e flutti, per gomene ridotte a fili, a lame.
L’acqua
par frantumarsi, in alcool, in ibride molecole,
schiume,
disposte su chiglie ossute di trincea.
Ad
essa la vita nulla concede, piuttosto si concede
si
libera, s’immola, si disperde.
Dall’onda
emerge il campanile, un aspro fuso d’ore,
occhi
tra grigio e giallo vapore e azzurro di tenebra.
Sul
cuore, sulle mani, tra i vortici del corpo
oltre
le piaghe, il fiotto di capelli, grumi,
lance
di silice, voci.
2.
Ecco,
dunque, le ‘camere del mare’
abitate
da correnti, deboli respiri ittici, popolate
da
corpi vagoli di annegati, da soffi inquieti
di
sirene, cinture appena cosparse di scaglie malachite
e
frammenti cerosi di arti, implumi conchiglie,
fragori
di relitti. La vela si disperde oltre le coste maltesi,
una
linea di livori, piatta, sommerge tutto:
colori,
frange, disordini del cuore.
E
non c’è altro da aggiungere
al
di là del canto sanguinoso delle notturne sirene
impavide
allo scoglio su cui lacerare carni, parole.
(Palermo,
2000)
Aldo Gerbino
Nessun commento:
Posta un commento